ORIA
La fine dell'Impero Romano
(476 d.C.) fece precipitare Oria nell'incubo della devastazione
operata da Goti (411) e Vandali
(455) e, nell'ambito della guerra greco gotica (535-553),
da Bizantini e Ostrogoti
comandati da Totila.
Passata sotto i domini Bizantini nel VI
secolo Oria s'inserì
ben presto al limite della zona d'influenza dei Longobardi
(VII secolo) che spingevano da nord per conquistare la Puglia.
Per questo motivo fu spesso al centro di lotte e battaglie
subendo saccheggi anche per mano dei Saraceni
che dal IX secolo iniziarono a fare sentire
la loro presenza sul territorio.
Fu proprio la distruzione di Brindisi per mano araba a decretare
lo spostamento della sede vescovile a Oria e la conseguente
costruzione di un tempio dedicato a Crisanto e Daria sull'acropoli
(886).
Saccheggiata e distrutta ancora dai Saraceni
nel 924 e nel 977, Oria
bizantina venne conquistata dall'avanzata inarrestabile dei
Normanni in meridione nel 1055 dal Conte
Unfredo di Altavilla.
Sotto i Normanni conobbe un periodo di sviluppo
economico durante il quale la città fu cinta
di mura e venne edificato un Castello
con torre quadrata poi ampliato successivamente dall'Imperatore
Federico II di Svevia nel 1227.
L'arrivo degli Angioini in meridione (1266)
coincise per la città con la nascita del feudalesimo
ed Oria divenne prima degli Orsini del Balzo
(XIV sec.), poi dei Bonifacio e quindi dei Borromeo
(XVI sec.) ed infine degli Imperiali che
la tennero fino all'abolizione della feudalità (1806).
Dopo la breve esperienza repubblicana (1806-1815)
la città tornò nel Regno delle Due Sicilie
fino al 1861 quando per voto plebiscitario
entrò a far parte del Regno d'Italia.
Il 21 settembre 1897 Oria subì la
devastazione di alcuni monumenti e del castello ad opera di
un ciclone.
Nel 1933 i Conti Martini Carissimo
acquistarono e restaurarono il Castello, oggi sede di una
collezione d'arte che porta il loro nome.
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